Tenuta Pennita

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Ci sono degli eventi che cambiano la vita e uno di questi, almeno nel mio caso, è stato la perdita di mio padre EDMEO. Mi ha fatto crescere improvvisamente, ponendomi davanti a più complesse e diverse responsabilità, essendo egli stato per me un punto di riferimento importante su cui mi appoggiavo, sentendomi molto sollevato e un po’ più leggero nell’animo. Ero sempre troppo giovane per riuscire a comprendere il significato della figura paterna e di chi lui realmente fosse, soprattutto perché mi rimaneva difficile gestire la sua forte ed esuberante personalità. Mi sono sempre considerato il contadino di famiglia, dato che a me piaceva stare in mezzo alle vigne e all’aria aperta e, finita la giornata lavorativa, lasciare tutto e andarmene al mare verso Milano Marittima. Ricordo che lui, quando non c’ero, passava a controllare ogni centimetro quadrato di ciò che avevo fatto lungo tutta la giornata e se le cose non erano sistemate come aveva deciso, era guerra. EDMEO era un gran bel personaggio, molto stimato, uno sempre in movimento, con una grande reputazione, tanto grande da indurre molti a scommettere che non sarei mai stato capace non solo di emularlo, ma di mantenere tuttò ciò che aveva costruito.

Così continuai ad essere quel vignaiolo che avevo sempre voluto essere e nel 2001 comincio la ristrutturazione della Pennita e la costruzione della cantina; era quella la mia massima aspirazione e posso dire di averla perseguita cocciutamente, andando dritto per la mia strada e spianando come un caterpillar ogni difficoltà che mi si poneva davanti, pur affrontando ogni scelta con il cuore. Del resto non sono mai stato capace di vivere una passione in maniera equilibrata, ho sempre lasciato che la stessa si impadronisse di me spingendomi verso situazioni estreme. Proprio per fomentare quella passione non ho mai rinunciato ad impegnarmi e non mi sono demoralizzato quando magari giungevano pesanti critiche sui vini che producevo o senza esaltarmi quando arrivavano delle soddisfazioni, convinto che in questo settore non ci si deve mai sentire appagati, né convinti di essere nati “imparati”. Ormai sono cresciuto e non mi spaventano più le responsabilità che ho assunto rinnovando la cantina già esistente, impiantando nuovi vigneti, impegnandomi in questo progetto vinicolo con il quale sto valorizzando i vitigni autoctoni delle colline forlivesi, poste a pochi chilometri dal centro città.

Nel 2002 parte la grande sfida dell’olio e l’acquisto di un piccolo frantoio Mori.

Nel 2005 incontro Alina che ha un oliveto di famiglia a Fognano di Brisighella con una passione sfrenata attaccatagli dal suo grande babbo Ferruccio Olmeti.

Spinti poi a giocare con varietà autoctone di olive ed a produrre dei monocultivar che diano la possibilità alla gente di capire ed apprezzare il gusto vero dell’olio.

Ora punto a migliorare di anno in anno la qualità dei prodotti affiancando alla tradizione la tecnologia.